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«Consapevoli di un destino, in parte da loro stessi già tracciato, di un "eroico furore", per dirla con Giordano Bruno, o di una rassegnazione che già viveva da prima nelle pareti della loro interiorità, questi poeti non parlano da una lapide: tutti stanno salendo su un treno per intraprendere un viaggio e, quindi, non si esprimono per interposta pietra marmorea, bensì per la voce della loro anima, incline a dichiarare e a dichiararsi.» (dalla prefazione di Davide Zizza)